lunedì 22 giugno 2020

"IT" di Stephen King



Salve a tutti miei cari, vi presento IT, anche se questo libro, scritto magistralmente grazie al genio infinito di Stephen King tra il 1981 e il 1985, non ha bisogno di grandi presentazioni. Pur essendo soltanto il mio modestissimo parere, posso dirvi quanto straordinario sia stata la mia permanenza tra i cittadini di Derry, perché non succede tutti i giorni di ritrovarsi completamente immersi nelle vite e nelle dinamiche di un’intera città. Derry... una città invischiata intimamente nel male più assoluto, eppure tutto sembra normale, tranquillo...

La vita in questa cittadina del Maine procede serena nonostante qualche incidente di percorso... i bambini scompaiono, molti omicidi rimangono (volutamente?) insoluti. Ma qualcosa si aggira proprio sotto questa città... Una barchetta, una misera barchetta di carta, getterà il piccolo George Denbrough tra le “braccia” di un clown (gioia e inquietudine di ogni bambino) che vive proprio nelle fogne, e questo nefasto evento farà scattare qualcosa di misterioso, quasi ancestrale, che coinvolgerà appieno sette ragazzini che mi rimarranno nel cuore. È qui che inizia la strabiliante, e terrificante, avventura di Bill Denbrough, Beverly Marsh, Stan Uris, Ben Hanscom, Mike Hanlon, Eddie Kaspbrak e Richie Dozier. Una vicenda lugubre – vissuta in due parti: la prima il 1958, la seconda il 1985... notato nulla di strano? – che li chiamerà in causa persino in età adulta col solo scopo di uccidere l’entità malvagia che domina Derry: Pennywise il Clown, o IT, come lo chiamano i nostri protagonisti. Ed io ho lottato con loro, mi sono emozionato, divertito, spaventato al fianco dei perdenti; persino affezionato alle loro vite, assai tristi a dir il vero, laddove solo l’aiuto reciproco e il supporto dell’amicizia ha reso vivibile e piacevole ogni istante delle loro giornate. 

E questo è un punto significativo dell’intera storia: la determinazione, la forza e il coraggio possono trovare la massima manifestazione non nei singoli, destinati a soccombere, ma proprio nell’unione di tutti i loro spiriti, nella compattezza del loro essere “amici”. Un secondo punto, a mio parere fondamentale, risiede nel potere dell’immaginazione e della fantasia. Fattori che possono trasformarsi in incubi capaci di atterrire, terrorizzare a morte o perfino uccidere, proprio come accade a Derry. Ma possono anche mutarsi in energia che dà fiato alla speranza... la speranza di non crescere mai e di credere sempre nella propria anima da fanciullo. Ma in questo romanzo c’è davvero tanto di più. Perché intravedo un lungo rituale che segna il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta; le difficoltà di affrontare il demone rappresentato dal bullismo – di cui il “caro” Henry Bowers ne è degno ambasciatore, come lo è anche della più pura follia; le difficoltà dell’essere “bambini”, qualcosa che psicologicamente può anche determinare la crescita successiva; e non dimentico, ovviamente, la classica lotta tra il bene e il male, vissuta appieno dal sottoscritto attraverso formule arcaiche dal sapore squisitamente mistico che travalicano il semplice concetto di horror o fantasy. 

Questo romanzo va assaporato in ogni sua parte, anche quella che, apparentemente, sembra scollarti dall’aria fetida e malsana che aleggia su Derry. Perché bisogna vivere ogni istante e vissuto per poter comprendere la vera natura annidata in quel posto, perché bisogna davvero andare oltre ogni nostra immaginazione. E King lo fa con maestria, semplicità e versatilità, catturando il lettore con sublimi anfratti poetici, intrisi di sensibilità e dolcezza, ma anche con crudo realismo e macabro istinto di voler rappresentare, in ogni sua forma, il possibile incubo della nostra esistenza. Una narrazione appassionante che mi ha subito avviluppato tra le sue spire; una lettura che ha saputo trasmettermi il tremore di un intimo terrore ma anche le emozioni di una risata in compagnia dei perdenti. 

E il pathos finale è meraviglioso, tanto da aver versato pure delle lacrime. Lacrime emozionanti; lacrime amare per un’avventura che stava volgendo al termine. Il maestro ha creato uno spazio realistico avvolto però dalla nebbia di un male che si risveglia ogni 27 anni per poter nutrire la propria essenza, ma che in verità non dorme mai, perché l’energia di IT prospera silenziosa nelle menti di chi abita e respira a Derry. Derry... una città di spettri viventi capace soltanto di seguitare in una tranquillità pregna di morte annunciata. 

Nonostante la sua mole imponente – che può senza alcun dubbio scoraggiare chiunque – IT secondo me è da leggere assolutamente, almeno una volta nella vita. Un capolavoro assoluto al di là del genere, consigliatissimo!  Non vi pentirete di questa lettura, perché in essa troverete il pieno appagamento della vostra anima. 

Alla prossima miei cari, un abbraccio!

Ps. Perdonate la foto😅! 

martedì 16 giugno 2020

"Il sogno di Ecate" di Carlotta Torielli



Salve a tutti miei cari amici! Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se dal cielo, all'improvviso, cascasse la testa mozzata di una persona in giardino? Beh, Carlotta Torielli ha immaginato (o sognato??) e messo nero su bianco tutto ciò nel suo racconto "Il Sogno di Ecate". 

Inizio epico, da fiaba ancestrale, ma già dalle prime righe l'autrice sciorina una proverbiale ironia, secca e pungente, ma dannatamente divertente. Ecate, la dea degli Spettri e degli Incantesimi, Signora dei Trivi, è coinvolta in una lotta molto lontana dalle misere vite dei mortali. Ferita e stanca, con le sorti divine ancora in bilico, Ecate scivola nel sonno e inizia a sognare... Sognare cosa? Semplice! Una trama ben intrecciata che coinvolge due bimbe (due pesti direbbe la loro prozia Leandra) che giocano in cortile; due giovani studenti che, pur di pagare l'affitto, diventano killer ai limiti dell'imbarazzante e, infine, un triangolo amoroso (e strano) finito un po' male! E il fulcro di tutto è proprio questa testa mozzata! 

La vicenda si dirama benissimo tra personaggi ottimamente caratterizzati e aspetti tra il macabro e il thriller, introdotti con semplicità e sprezzante mordacità. Ho apprezzato le stranezze ludiche di Katy e Julie o l'essere maldestro di George; ma soprattutto, conoscere la vecchia Cate attraverso il suo pov (e non quello del narratore) mi ha immerso piacevolmente nelle sue vivide e contrastanti emozioni, sfociando persino in riflessioni squisitamente filosofiche. 

Sullo sfondo, quasi fosse un lontano e fastidioso ronzio, si combatte un conflitto cruento. Questo mi fa riflettere: quanto ci tiene distanti la nostra quotidianità da tutto ciò che accade lontano da noi? L'autrice ritrae quest'aspetto con grande realismo e verità proprio grazie al suo tono beffardo, che cela anche, a mio avviso, una punta di disillusione. E l'epilogo, con un potente richiamo ancora a motivi epici, mi ha fatto desiderare davvero che la storia, questa storia, possa in qualche modo ripetersi, che Ecate possa sognare di nuovo! Consigliato assolutamente! Alla prossima readers!

Link di vendita